(Da fonte repubblica)
Linee guida, una app e un approccio multidisciplinare e multidimensionale. Per aiutare i medici a capire quando è il momento di de-prescrivere
Per preservare la salute di un paziente, specialmente se anziano, a volte i farmaci è meglio toglerli che aggiungerli. Il concetto di de-prescrizione, accanto a quello di medicina personalizzata, si sta facendo sempre più strada fra i medici come strumento per migliorare la salute dei pazienti più fragili. Se ne è discusso nei giorni scorsi in occasione del convegno organizzato dall'Istituto superiore di sanità, che ha riunito gli autori delle prime linee guida italiane per la gestione della politerapia e del de-prescribing, allo scopo diffonderle sempre di più nella pratica clinica.
Cos'è la politerapia
Si parla di politerapia quando una persona affetta da diverse malattie e disturbi assume cinque o più farmaci contemporaneamente. È una condizione che si verifica soprattutto fra le persone anziane.
Nel rapporto del 2019 dell'Osservatorio Nazionale sull'uso dei Medicinali (OsMed) si riporta che in Italia il 29% degli uomini e circa il 30% delle donne di età superiore ai 65 anni utilizzano 10 o più sostanze quotidianamente. Inoltre, il numero di farmaci aumenta progressivamente all'avanzare dell'età, sia nelle donne che negli uomini.
Il problema delle interazioni fra farmaci
Assumere molti farmaci contemporaneamente aumenta il rischio che si manifestino alcuni effetti collaterali. Le reazioni avverse causate da un farmaco riguardano l'interazione con gli altri medicinali, con il cibo, con gli integratori e con la malattia stessa. E così può succedere che un farmaco, anziché contribuire a migliorare la salute, diventi un pericolo.
La probabilità che si verifichino eventi che possono anche portare all'ospedalizzazione aumenta in modo lineare con il numero di farmaci assunti, fino a sfiorare il 100% per chi è in trattamento con 9 o più sostanze.
Nell'anno preso in esame nel rapporto OsMed, un milione e 300 mila anziani hanno assunto associazioni di farmaci a rischio di causare danni renali, ad esempio, e oltre 900 mila hanno assunto combinazioni a rischio di provocare sanguinamenti gastrointestinali.
Un approccio multidimensionale
Nelle raccomandazioni e linee guida per il trattamento della multimorbilità e farmacoterapia del 2021 si sottolinea quindi la necessità di adottare un approccio multidimensionale alla strategia terapeutica, che tenga conto dell'aspettativa di vita del paziente, delle effettive possibilità di cura e degli obiettivi di salute del paziente stesso.
Preservare il benessere del paziente significa, nel caso della politerapia, saper ottimizzare tutti questi aspetti, sospendendo - ove necessario - una o più terapie dopo un periodo di somministrazione concordato.
Il problema, spiega Graziano Onder, direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Endocrino-Metaboliche e Invecchiamento dell'Iss e Responsabile Scientifico dell'evento, è che per ciascun farmaco si conoscono le raccomandazioni su quando prescriverlo, ma non su quando sospenderlo.
InterCheck: un sito e una app
Sospendere un farmaco, comunque, non è una cosa banale. Spesso è un processo difficile e graduale, che deve affrontare anche i timori di medici e pazienti circa le conseguenze sulla salute e sull'andamento della malattia che deve curare.
È importante, quindi, scegliere nel modo appropriato quale sia il farmaco giusto da eliminare perché "inappropriato" rispetto agli altri, e responsabile delle reazioni avverse. Per aiutare in questo processo, sono stati sviluppati alcuni strumenti informatici come InterCheck, un sistema di supporto alle prescrizioni messo a punto dall'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Attraverso un sito e una app, i medici possono recuperare informazioni utili sugli effetti indesiderati dei farmaci, sulle categorie a rischio in base alle patologie riscontrate, sulle combinazioni pericolose, sul dosaggio consigliato e anche sulla modalità di sospensione.
Secondo uno studio pubblicato su Drugs Aging, InterCheck si è mostrato efficace nel ridurre significativamente le prescrizioni inappropriate di farmaci a carico degli ospiti di Rsa, dove l'86% degli anziani era risultato esposto ad interazioni farmacologiche pericolose.
I farmaci più rischiosi
Fra i farmaci più valutati quando si parla di sospensione e de-prescrizione, alcuni meritano una attenzione particolare, perché più facilmente responsabili di reazioni avverse. Nel rapporto OsMed e nelle raccomandazioni elencate fra le linee guida per la gestione della politerapia troviamo gli antinfiammatori della categoria Fans, gli anticoagulanti, i gastroprotettori e gli inibitori della pompa protonica.
Tutti questi aumentano il rischio di sanguinamento del tratto gastrointestinale, soprattutto in età avanzata, dove l'uso di questi farmaci è molto comune. Secondo i numeri del rapporto, infatti, in Italia sono circa 910 mila gli ultrasessantacinquenni che assumono contemporaneamente due o più farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento gastrointestinale.
Oltre a questi, vengono menzionate anche le statine, utilizzate per abbassare il livello di grassi nel sangue e da sospendere nel caso in cui l'aspettativa di vita del paziente sia inferiore a un anno; oppure la vitamina D, un integratore da utilizzare solamente nelle persone con osteoporosi ad alto rischio di fratture ossee e non come misura preventiva, o ancora i farmaci che agiscono a livello neurologico e sull'umore, ma possono causare perdita di lucidità e infortuni.
Il messaggio? Per il paziente, specie se anziano, è importante il supporto di un team multiprofessionale che si occupi di valutarne lo stato di salute e l'indice di fragilità, e che revisioni periodicamente tutti i farmaci assunti, decidendo quando sia il momento di togliere invece che aggiungere.
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